Durante le ultime Olimpiadi atlete ed atleti che non sono riusciti a conquistare una medaglia, hanno offerto una incoraggiante dimostrazione di maturità e di equilibrio psicologico.
Il giorno più bello della mia vita
Un esempio emblematico è quello della giovane nuotatrice Benedetta Pilato, che, pur giungendo quarta per un solo centesimo di secondo, non si è lasciata abbattere. Invece di cedere alla disperazione, ha pianto di gioia davanti alle telecamere, dimostrando una maturità invidiabile. Tuttavia, è stato altrettanto emblematico, sebbene meno incoraggiante, il comportamento della cronista Rai, che sembrava infastidita da questa reazione positiva e sembrava quasi insistere perché Benedetta soffrisse almeno un po’ per la sconfitta, come se non provare dolore in questa circostanza fosse indice di non sapere cosa significhi stare al mondo e di scarsa determinazione o orientamento al risultato (questa ultima è una mia interpretazione, va detto).
Mollaccioni vs persone tutte d’un pezzo?
Questo ed altri episodi simili, hanno acceso un dibattito su come educare i giovani ed in particolare sul valore educativo della sofferenza e della frustrazione. Senza arrivare all’estremo del Ministro dell’Educazione e del Merito, che si spinge a suggerire che l’umiliazione sia un ingrediente fondamentale per la sana crescita dell’individuo, alcuni richiamano i genitori alla necessità di saper frustrare i figli per assicurare uno sviluppo equilibrato e forte del giovane.
È necessaria una riflessione più profonda
Sicuramente, i “no che aiutano a crescere” sono fondamentali, come suggerito anche dalla psicologa Asha Phillips nel suo omonimo libro. Questi rifiuti pongono limiti necessari e insegnano ai bambini il principio di realtà. Tuttavia, il vero compito dell’educatore non si limita al semplice rifiuto. Il ruolo principale è supportare il bambino nella gestione di questi “no” e della sofferenza che ne deriva. È importante spiegare che la frustrazione è parte della vita, e insegnare come accettarla, affrontarla e superarla, magari offrendo esempi concreti con il proprio comportamento.
Il dito e la luna
Concentrarsi solo sul dire “no” o sull’infliggere sofferenza come preparazione alla vita o, peggio, come fosse un valore in sé, dimenticando l’importanza di supportare il bambino in questo processo di crescita, può avere conseguenze disastrose. Questo approccio può influenzare negativamente il modo in cui il bambino gestirà le sue scelte, emozioni e percezione di sé in futuro.
Una cosa è certa: l’umiliazione non deve mai far parte di questo processo.
Mi chiamo Alessio Innocenti e sono uno psicologo con sede a Lucca. Offro anche sessioni online per clienti di tutta Italia. Se desideri maggiori informazioni o hai domande, contattami tramite email a: info@alessioinnocentipsicologo.it o con un messaggio su WhatsApp. Sarò felice di risponderti!