Scopri il potere del flow: cos'è e da cosa è composto?
Nel post precedente ho parlato del benessere psicologico ed a questo proposito abbiamo visto che “stare bene” è una condizione complessa, che necessita di diverse componenti per verificarsi. Abbiamo descritto queste componenti parlando del modello PERMA di Martin Seligman, che spiega il benessere come la combinazione tra emozioni positive, coinvolgimento, buone relazioni personali, presenza di significato in ciò che si fa e si vive, ed infine soddisfazione per ciò che si porta a termine. Ci soffermeremo adesso su una di queste componenti, cioè il “coinvolgimento” e cercheremo di comprendere di cosa si tratta, quali benefici apporta e come ricercarlo nella vita di tutti i giorni.
La forma più profonda che possiamo sperimentare del coinvolgimento è il flow, una condizione tangibile che incarna l’armonia tra sfide e abilità, tra impegno e gratificazione e che può trasformare in meglio l’esperienza quotidiana.
C’è così tanto da dire su questo argomento, che ne parlerò in due articoli diversi. In questo, esploreremo il concetto di flow, la sua origine e la sua natura. Nel prossimo, vedremo come ottenerlo ed approfondiremo le sue applicazioni pratiche in vari ambiti della vita.
Il flow
Il termine “flow” è stato coniato dallo psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi (la cui pronuncia è qualcosa di simile a Miai-li Cic-sent-miai-li) negli anni ’70. Secondo Csíkszentmihályi, il flow è uno stato mentale in cui una persona si trova completamente immersa in un’attività, concentrata e coinvolta al massimo livello di performance. Questo stato è caratterizzato da una profonda soddisfazione, una sensazione di perdita del senso del tempo e dell’io, e da un coinvolgimento totale nell’attività stessa.
Probabilmente a ciascuno di noi sarà capitato di vivere simili momenti: magari durante lo studio, oppure durante il lavoro o magari durante una attività sportiva. Siamo completamente immersi in ciò che facciamo, stiamo bene, siamo incredibilmente produttivi, i nostri movimenti e i nostri pensieri fluiscono come automatici e mentre viviamo questo stato di grazia, siamo come estraniati dal resto del mondo al punto che quando ne riemergiamo… si è fatto buio e non ci siamo nemmeno ricordati di mangiare qualcosa!
Questi momenti, che possono essere più o meno prolungati, ma sempre ugualmente intensi (altrimenti non sarebbe flow) sono proprio l’oggetto di questo articolo.
Bella sensazione ma… cos’era? Gli elementi costitutivi del flow
Ora che abbiamo richiamato alla mente l’esperienza ottimale del flow, viene voglia di capire come poterla riprodurre e viverla sempre più spesso, non è vero?
Per farlo, un po’ come fece a suo tempo Csíkszentmihályi, dobbiamo prima capire bene di cosa si tratta, cosa la caratterizza e quali sono le sue componenti. Vediamole.
Il primo elemento caratterizzante l’esperienza ottimale è il coinvolgimento in un’attività stimolante che richiede l’applicazione di abilità specifiche. Proviamo piacere quando facciamo qualcosa che ci piace, che ci impegna al punto di richiedere l’utilizzo delle nostre capacità, ma che pur con sforzo, riusciamo a completare con successo. Pensiamoci, e prendiamo ad esempio il mondo dei video giochi, che non a caso sfrutta moltissimo il concetto di flow. Se una sfida è troppo facile, in breve ci annoia. Al contrario se è troppo difficile, ci causa frustrazione. In entrambi i casi, non ci divertiamo ed abbandoniamo il gioco. I bravi programmatori allora, organizzano lo svolgersi del gioco in modo che all’inizio i livelli siano più semplici e che la difficoltà cresca mano a mano che impariamo a giocare (in molti casi, abbiamo addirittura livelli “tutorial” per addestrarci al gioco). L’equilibrio tra la sfida dell’attività e le capacità dell’individuo è cruciale per sperimentare il flow. Csíkszentmihályi (1975) propone il Flow Model, una spiegazione di come le sfide e le capacità possono evolversi conducendo a un nuovo equilibrio più alto.
Il secondo elemento è la fusione tra azione e consapevolezza durante il flow. Durante un’attività impegnativa che richiede le nostre migliori abilità, se queste sono congrue con la sfida, diventiamo un tutt’uno con ciò che stiamo facendo, i movimenti sono precisi, non c’è bisogno di pensarci, l’attenzione è completamente focalizzata sul compito, escludendo altre percezioni o riflessioni. Non facciamo nessuna fatica ed anzi, sperimentiamo una piacevolissima sensazione di competenza.
Il terzo elemento è la presenza di obiettivi chiari e specifici che favoriscono l’assorbimento totale nel compito, contribuendo così al mantenimento del flow. Dobbiamo sapere perché facciamo quello che facciamo e conoscerne l’obiettivo finale, diversamente la nostra motivazione ed il piacere in ciò che facciamo, saranno minimi. E addio flow. Giocando ogni videogame, gli obiettivi sono sempre molto chiari ed ogni giocatore sa bene cosa deve ottenere per vincere.
La quarta condizione per sperimentare il flow è il feedback costante sull’andamento dell’attività. Questo feedback aiuta a mantenere la concentrazione e a ottenere soddisfazione dall’attività svolta. Nel nostro video game, il feedback è immediato e costante: punti guadagnati, energia sottratta all’avversario, colpi inflitti, bonus ottenuti, ecc.ecc.
L’elemento successivo è il senso di controllo durante il flow. Ogni aspetto dell’attività viene gestito spontaneamente e automaticamente, generando la sensazione di poter superare qualsiasi ostacolo o imprevisto. Questa è forse una delle parti più affascinanti: il senso di poter riuscire, di essere bravissimi. Cioè quello che si prova al penultimo livello del gioco!
Durante il flow, si sperimenta una concentrazione assoluta sul compito, che porta alla perdita di autoconsapevolezza, poiché l’attenzione è completamente focalizzata sull’obiettivo senza spazio per autoriflessioni o percezioni del sé. In pratica siamo presentissimi ma solo per ciò che stiamo facendo. Siamo un tutt’uno con ciò che facciamo ed è per questo che non sentiamo freddo, fame, stanchezza ed entro certi limiti, nemmeno il dolore! A questo proposito, vi siete mai chiesti come fa un motociclista con la spalla lussata a correre un gran premio di moto GP? Questo stato di concentrazione intensa è tipico degli atleti e degli artisti durante le loro performance e… anche dei giocatori di videogames.
Un’altra caratteristica del flow è l’alterazione della percezione del tempo, che si può comprimere o dilatare a seconda dell’attività svolta.
Infine, Csíkszentmihályi (1975) descrive l’esperienza del flow come appagante in sé stessa e non per le motivazioni esterne. D’altra parte, non giocate al videogame per lo stipendio, vero?
Bene, abbiamo visto quanto ricco sia il concetto di flow ed abbiamo capito che la sua chiave risiede nell’equilibrio tra la sfida dell’attività e le abilità della persona coinvolta. Se l’attività è troppo facile rispetto alle capacità dell’individuo, si può cadere nella noia; se è troppo difficile, può portare all’ansia e alla frustrazione. Il flow si manifesta quando c’è un perfetto allineamento tra la sfida e le abilità, creando così un’esperienza ottimale. In questo video, una spiegazione animata che spiega molto bene quanto esposto sopra!
Nel prossimo articolo, approfondiremo le applicazioni pratiche e vedremo come procurarsi esperienze di flow!
Intanto, qui trovi una minima bibliografia sul flow:
Csikszentmihalyi, M. (1975). Beyond boredom and anxiety. Jossey-Bass Publishers.
Csikszentmihalyi, M. (2021). Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale. Milano: ROI Edizioni
Muzio, M. & Argenton, L. (2012). Le nove dimensioni del flow: dalla ricerca al campo. In M.Muzio, G.Riva & L.Argenton (A cura di), Flow, benessere e prestazione eccellente (pp. 107-126). Milano: Franco Angeli.
Mi chiamo Alessio Innocenti e sono uno psicologo con sede a Lucca. Offro sessioni online per clienti di tutta Italia. Se desideri maggiori informazioni o hai domande, contattami tramite email a: info@alessioinnocentipsicologo.it o con un messaggio su WhatsApp. Sarò felice di risponderti!