Sabato 9 marzo ho partecipato al XIII Convegno Nazionale di Neuroscienze, Neuropsicologia e Psicoterapia, organizzato a Genova da Performat, la mia scuola di specializzazione in psicoterapia.
È stato un evento molto interessante, soprattutto per la partecipazione di Edward Tronick, celebre psicologo dello sviluppo, il cui lavoro ha fornito un contributo essenziale alla ricerca sulle interazioni dei neonati e dei lattanti con i caregiver. L’esperimento della Still face condotto negli anni ’70 è stato uno studio pionieristico che ha dimostrato l’importanza dell’interazione genitore-bambino e l’impatto dei momenti di disconnessione emotiva. Questo esperimento continua ad essere di vitale importanza per l’esperienza genitoriale di oggi.
Lo Scenario dell’esperimento:
Nell’esperimento della Still face, un bambino di 3/6 mesi e sua madre sono posti uno di fronte all’altro. Inizialmente, la madre interagisce con il bambino in modo naturale, rispondendo ai suoi segnali e sostenendo una comunicazione reciproca. Successivamente, la madre viene istruita a mantenere un’espressione facciale neutra e a interrompere ogni forma di interazione con il bambino, creando una “still face” (faccia immobile). Infine, la madre riprende a interagire normalmente con il bambino.
Reazioni del bambino:
La reazione del bambino alla still face della madre è sorprendente. Inizialmente, il bambino può tentare di attirare l’attenzione della madre con espressioni facciali esagerate o gesti. Quando si rende conto che la madre non risponde, il bambino può mostrare segni di confusione, disagio o frustrazione. Alcuni bambini possono diventare agitati o iniziare a piangere. Ma quando la madre riprende a interagire normalmente, il bambino recupera più o meno velocemente la sua disposizione emotiva precedente.
Implicazioni dell’esperimento:
L’esperimento della Still face ha rivelato l’importanza cruciale dell’interazione reciproca e della sintonia emotiva nell’ambiente genitore-bambino. La still face della madre ha dimostrato quanto sia essenziale per i bambini ricevere risposte emotive e comunicative dai loro caregiver per sviluppare un attaccamento sicuro e una sana regolazione emotiva.
Riflessioni sull’interazione genitore-bambino:
Oggi, ad oltre 50 anni dalla prima esecuzione di questo esperimento (e forse proprio grazie a questo esperimento), ci sembra scontata l’importanza del contatto visivo, della relazione empatica e “presente” con il bambino. Tuttavia, rivederlo ai nostri giorni solleva importanti domande sulla qualità delle interazioni genitore-bambino nella società moderna. In un’epoca in cui gli impegni lavorativi e soprattutto le distrazioni digitali possono interferire con il tempo trascorso con i nostri figli, è fondamentale ricordare l’importanza di essere presenti emotivamente e attentamente durante queste interazioni.
Certo va considerato che è materialmente impossibile per un genitore assicurare una presenza qualitativa in ogni momento. Sarà confortante sapere che, secondo altri studi, mediamente una mamma (o altro caregiver principale) resta in ‘contatto empatico’ con il suo bambino per solo il 30% del tempo di compresenza, e che tutto sommato questa percentuale è sufficientemente buona. Insomma, non occorre essere perfetti.
Ma non solo. Edward Tronick ha infatti concluso il suo intervento sottolineando come l’esperienza di momenti di mismatch (rottura della connessione emotiva), se seguiti dalla riparazione (mismatch repair), cioè dal recupero della connessione emotiva col bimbo, sono fondamentali per il sano sviluppo del bambino. Infatti, questi piccoli (e ricordiamolo, inevitabili) stress hanno la funzione di insegnare al piccolo che l’altro, cioè la madre è un’entità diversa da sé e che non risponde sempre e puntualmente alle proprie volontà. E soprattutto, quando a fronte dei suoi richiami e del suo agire, il bambino recupererà l’attenzione della madre, avrà ottenuto una conferma della propria efficacia e capacità di agire sul mondo esterno. Che è benzina vitale per sviluppare la sicurezza di sé.
Pertanto, non è certo una catastrofe disattendere le attese di attenzione di piccolo. Ma è indispensabile riparare poi a queste disconnessioni.
Conclusioni:
Questi studi ci aiutano a capire che non occorre essere genitori perfetti ma che piuttosto è indispensabile far sentire al bambino che, anche se ci allontaniamo per un po’, siamo comunque a loro supporto e siamo recuperabili alla loro attenzione. Questo favorirà la sua sicurezza e l’attitudine ad esplorare attivamente il mondo circostante.
Confortante no?
Se poi ti restano dubbi, è sempre possibile rivolgersi ad un professionista competente per ottenere chiarimenti, consigli o conferme.
Mi chiamo Alessio Innocenti e sono uno psicologo con sede a Lucca. Offro sessioni online per clienti di tutta Italia. Se desideri maggiori informazioni o hai domande, contattami tramite email a: info@alessioinnocentipsicologo.it o con un messaggio su WhatsApp. Sarò felice di risponderti!
Qui trovi alcuni riferimenti: Tronick, E., Adamson, L., Als, H., & Brazelton, T. B. (1975). *The infant’s response to entrapment between contradictory messages in face-to-face interaction*. Journal of the American Academy of Child Psychiatry, 14(1), 153-161.
(vedi l’esperimento su Youtube al link: https://www.youtube.com/watch?v=f1Jw0-LExyc )